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MIBA 2025, torna a dar voce ai mercati e ai professionisti chiamati a realizzare la transizione ecologica e digitale del costruito

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IMPEGNO PER NON ABBANDONARE GLI INCENTIVI
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In Italia, il 69% degli edifici con quattro o più piani è privo di ascensori. Senza sostegno pubblico si rischia di lasciare una vasta fetta di cittadini senza accesso agli immobili.

La scadenza del bonus Barriere architettoniche alla fine di quest’anno sta creando non poche preoccupazioni per il valore sociale di questa agevolazione fiscale, che consente di recuperare il 75% della somma spesa per gli impianti in grado di agevolare la mobilità dei disabili. “Questo incentivo si è rivelato particolarmente efficace nei condomini e nelle regioni del Sud Italia, dove sono più numerose le famiglie con una limitata capacità finanziaria, evidenziando come tale agevolazione fiscale sia stata nei fatti utilizzata più come un “bonus sociale” che di tipo edilizio”, segnala Piero Mosanghini, vicepresidente nazionale di Anacam (Associazione Nazionale Imprese di Costruzione e Manutenzione Ascensori). Dell’incentivo hanno beneficiato anche numerosi proprietari di abitazioni indipendenti, in particolare nuclei familiari composti da persone anziane, bisognosi di ausili per la mobilità domestica quali servoscala e piattaforme elevatrici.

 

 

Incognita dal 2026

Tuttavia, con la progressiva riduzione delle agevolazioni, si apre un interrogativo cruciale: cosa accadrà dal 2026 in poi, considerato che alla fine di quest’anno scadrà il bonus barriere architettoniche? “Dal prossimo anno la detrazione scenderà dal 50% al 36% per le abitazioni principali e al 30% per le altre abitazioni. Dal 2028, il beneficio sarà uniformato al 30% per tutti gli interventi, senza la possibilità di sconto in fattura”, segnala Mosanghini.

Secondo i dati Istat, inoltre, in Italia il 69% degli edifici con quattro o più piani è privo di ascensori. “Una situazione che, senza adeguate agevolazioni, potrebbe rimanere invariata per anni con una popolazione che tra l’altro va sempre più invecchiando”, sottolinea l’esperto.

Per contrastare questo scenario, Anacam, in collaborazione con Fiaba (ente del terzo settore che sensibilizza le istituzioni e i cittadini sull’importanza di abbattere tutti i tipi di barriere) e altre associazioni che operano nel mondo della disabilità, sta lavorando affinché venga ripristinata una forma di incentivazione che consenta di proseguire il lungo processo di miglioramento dell’accessibilità dell’edilizia esistente. “Le richieste principali sono il ripristino dello sconto in fattura e un innalzamento della detrazione, poiché il 30% previsto è considerato insufficiente per incentivare nuovi interventi, specialmente nei condomini”, racconta Mosanghini.

 

L’accessibilità come diritto

Parallelamente, il Piano Casa, recentemente introdotto dal Governo, prevede investimenti per la riqualificazione dell’edilizia residenziale pubblica e quindi anche per la modernizzazione degli impianti di sollevamento e la possibile sostituzione degli ascensori più obsoleti. “Tuttavia, queste misure riguardano principalmente il patrimonio edilizio pubblico e non rappresentano una soluzione concreta per i privati che rischiano di trovarsi senza strumenti di sostegno adeguati”, aggiunge il vicepresidente di Anacam. “L’accessibilità non è solo una questione di conformità normativa, ma un diritto fondamentale e un investimento sul futuro delle città e sulla qualità della vita di tutte le persone. Per questo motivo è fondamentale che il Governo e le Istituzioni ascoltino le nostre richieste e trovino soluzioni per garantire che il processo di adeguamento degli edifici non si fermi con la fine delle attuali agevolazioni”. Solo con politiche lungimiranti, insiste l’esperto, sarà possibile continuare a rendere gli spazi urbani più accessibili, inclusivi e sostenibili per tutti.